L'Acqua a Copenhagen
Breve nota su un’iniziativa che non é piaciuta ai potenti (USA ed EU)di Riccardo Petrella*
L’iniziativa di far includere la problematica dell’acqua, in quanto tale, nell’agenda dei negoziati sul clima nell’ambito dell’UNFCCC, ed in particolare, in occasione della COP 15 a Copenhagen, é nata a conclusione della Conferenza “ Fare Pace con l’Acqua”, organizzata al Parlmento Europeo, nei giorni 11 e 12 febbraio 2009, dal World Political Forum, su iniziativa dell’IERPE, con il sostegno dei gruppi parlamentari europei (estrema destra esclusa) e delle autorità federali e regionali del Belgio.
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A tal fine, la Conferenza di Bruxelles ha adottato un documento di base (“Memorandum for a World Water Protocol”) nel quale, fra altre cose, sono dettagliate le ragioni e gli obiettivi dell’iniziativa “Acqua a Copenhagen”.
A tal fine, la Conferenza di Bruxelles ha adottato un documento di base (“Memorandum for a World Water Protocol”) nel quale, fra altre cose, sono dettagliate le ragioni e gli obiettivi dell’iniziativa “Acqua a Copenhagen”.
Altri gruppi, in altri luoghi (specie in America latina), hanno altresì pensato a portare la tematica dell’acqua a Copenhagen.
Sono stati intrapresi quattro percorsi:
Il “World Political Forum” (WPF)
Il WPF che gode di uno statuto consultativo presso il Comitato Economico e Sociale delle Nazioni Unite, ha deciso di agire sul piano istituzionale internazionale (le Nazioni Unite) e nazionale (contatti con governi).
Prima di Copenhagen, ha redatto un breve documento “The WPF Water Initiative . An appeal” nel quale sono esposte le tre proposte del WPF:
1. inclusione dell’acqua nell’agenda dei negoziati,
2. apertura di un processo multilaterale in vista della definizione ed approvazione di un Protocollo Mondiale dell’Acqua,
3. creazione di una Autorità Mondiale dell’Acqua a livello delle Nazioni Unite.
Il documento é stato inviato a tutte le ONG accreditate alla Conferenza e diffuso nella rete del WPF. A Copenhagen, ha diffuso centinaia di copie del “Memorandum” ed alcune migliaia di un “giornale” di 8 pagine “The WPF Water Initiative – Copenhagen 2009”. (consultabile sul sito www.theworldpoliticalforum.org)
I movimenti attivi in difesa dell’acqua
In Europa (Cevi, Cicma e rete europea “Water”, Fondation France Libertés et ACME-France, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua,...), in Africa (Réseau Africain pour l’Eau...), in America latina (Coordinadora Red Agua y Vida, in America del Nord (Council of Canadians, Blue Planet Project…..) e in Asia (Water Justrice Network), numerose associazioni hanno deciso di organizzare per tutto il pomerioggio del 15 dicembre 2009 nello spazio del Klima Forum, riservato alle ONG, una conferenza su “Acqua e Clima”, coordinata da Anil Naidoo ed animata da Tommaso Fattori.
Sono stati letti o menzionati diversi documenti, appelli e dichiarazioni, redatti in sostegno dell’”Acqua a Copenhagen”, é stato adottato un documento comune nel quale si rivendica l’inclusione della problematica acqua nei negoziati dell’UNFCCC.
Il mondo religioso
L’acqua occupa una posizione centrale in tutte le cosmologie religiose.
I maggiori simboli comuni alle varie civiltà e tradizioni del mondo in materia di vita, morte, morale, giustizia, diritti, sono legati all’acqua. Per la prima volta nella storia delle società umane, a Sezano (Verona) si sono riuniti rappresentanti locali appartenenti a diverse religioni e tradizioni morali (buddhisti, cristiani della chiesa anglicana, apostolica italiana, cattolica romana, luterana, metodista, valdese, ortodossa romena e russa, ebrei, mussulmani, sikh, religione voudou e tradizioni afrobrasiliana e andina), che hanno elaborato ed approvato un testo comune sull’acqua “La proposta di Sezano” in vista della conferenza delle Nazioni Unite (scaricabile dal sito www.monasterodelbenecomune.org). Nel documento, si richiede con energia e convinzione che l’acqua sia parte integrante, in sé, del più grande negoziato mondiale in corso sul divenire dell’umanità e sul futuro del pianeta. Il documento di Sezano é stato firmato da 945 persone (esponenti di comunità locali o singoli cittatini) delle varie regioni italiane. Un centinaio di firmatari dichiara di non appartenere ad alcuna confessione religiosa ma di aderire pienamente all’iniziativa in favore dell’acqua.
Dello stesso alto valore simbolico é la lettera inviata al segretario generale delle Nazioni Unite dai sette vescovi cattolici della Patagonia (due cileni e cinque argentini) e il cui titolo é di per sé eloquente “El clamor de Patagonia”, terra simbolo della ricchezza della vita e della natura da preservare e valorizzare. Gli argomenti sviluppati nella lettera, sul piano della sacralità della vita e dell’acqua, dei diritti umani inviolabili ed universali alla vita e del necessario equilibrio tra esseri umani e la natura, sono particolarmente ricchi ed interessanti. Soprattutto, i vescovi, dopo aver criticato la costruzione delle grandi dighe, domandano alle Nazioni Unite l’adozione di un “Piano mondiale dell’acqua”. L’iniziativa della lettera la si deve a Luis Infanti de la Mora, vescovo della diocesi di Yasén (Patagonia cilena), il quale, inoltre, é l’autore della prima Lettera episcopale interamente dedicata all’acqua (90 pagine) scritta da un vescovo cattolico. La “lettera episcopale” (Danos Hoy El Agua de Cada Dia) é stata letta in Cile ed in Argentina ed ascoltata da più di 1,2 milione di persone.
E’ da menzionare altresi il Llamado de la Coalición Ecuménica por el Cuidadode la Creación en Chile por la defensa del Agua y de la vida en Copenhague. “L’appello” é stato firmato da una ventina di associazioni e redatto su inizativa di "Caritas Cile" che da anni sostiene attivamente le lotte di promozione del diritto all’acqua per tutti e per la ripubblicizzazione dell’acqua. Come é noto, in Cile, la Costituzione di Pinochet – ancora in vigore - ha legalizzato il diritto di proprietà privata dell’acqua, tanto che 91 % delle acque del Cile sono di proprietà privata!
Le imprese pubbliche dell’acqua
Di recente creazione (2009) l’associazione “Aqua Publica Europea” (APE), che riunisce al momento una dozzina di importanti imprese pubbliche dell’acqua del Belgio, della Francia, dell’Italia, della Spagna, ha deciso il 25 settembre di redigere un “Appello per l’acqua a Copenhagen” reso pubblico all’inizio di dicembre e che é stato pubblicato dal quotidiano francese Le monde il 10 dicembre. L’iniziativa dell’APE é di grande importanza perché per la prima volta in Europa imprese idriche pubbliche di vari paesi europei (fra le quali, Vivaqua di Bruxelles, Eau de Paris, il SIG di Ginevra, Amiacque di Milano..) hanno preso posizione ufficiale contro i processi di privatizzazione dei servizi idrici e, per quanto riguarda Copenhagen, hanno condannato la mercificazione della vita e del pianeta (espressa dalla mercificazione dell’aria, dell’acqua e delle foreste).
Cosa é successo a Copenhagen
Ebbene, non é successo nulla dalla parte ufficiale dei governi, anzi peggio. Sia prima che durante Copenhagen, una serie di contatti erano stati presi, in particolare con i governi cileno, brasiliano, maliano, belga, uruguayano, con l’intenzione di ottenere un loro sostegno in favore dell’iniziativa “Acqua a Copenhagen”.
Per diverse ragioni, compresa la difficoltà crescente per le ONG di avere accesso al centro ufficiale dei negoziati, non é stato possibile organizzare un piccolo incontro tra i governi “potenzialmente “ interessati. Grazie però ad un amico, esponente del WPF, si é riusciti, malgrado tutto, ad interessare la Cina. Il governo cinese ha sottoposto martedì 15 dicembre, in seno al gruppo di collegamento composto da cinque Stati (Cina, India, USA, UE e Brasile), l’idea dell’inclusione dell’acqua nel documento finale. India e Brasile approvano. L’Ue non si pronuncia, gli Usa domandano tempo per esaminare la proposta. Mercoledi 16, gli Usa informano il gruppo che sono contrari alla proposta e la sera stessa anche l’Ue si pronuncia contro. Il giorno successivo si compie un ultimo tentativo grazie a Marina Silva (ex-ministra dell’ambiente del Brasile). Nessun eco. La proposta dell’acqua a Copenhagen non é piaciuta agli Stati Uniti ed all’Unione europea.
Non conosciamo le ragioni formali date, ma non é difficile ipotizzare il fatto che l’UE (di cui molti Stati membri potenti come Francia, Regno Unito, Spagna, Italia, Polonia, ... hanno favorito la totale privatizzazione dei servizi idrici) non abbia potuto fare una scelta diversa da quella imposta dai grandi potentati privati dell’acqua (compresi quelli dell’acqua minerale in bottiglia) che sono soprattutto europei.
Ma il futuro non é finito a Copenhagen. Continueremo.
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*Riccardo Petrella, professore di Ecologia Umana e Presidente dell' IERPE (Istituto Europeo di Ricerca sulle Politiche dell’Acqua), membro del WPF (World Political Forum).